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Nel 1880 Antonio Ranieri pubblicò "Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi", rompendo dopo mezzo secolo "il più religioso silenzio" in polemica con scritti fra i più "indiscreti" e "infausti" che cercavano di sminuire il suo "apostolato" e "l'ineffabile olocausto" di sua sorella Paolina al servizio del poeta. Il racconto di quegli anni è in parte una interminabile litania dei "più grandi sacrifizii" che "due mortali possano fare per un altro". Leopardi è lodato in modo generico mentre abbondano le notizie sui suoi "gravi ed irreparabili disordini fisici e morali", dei "più incredibili eccessi". Nonostante i molti "falsi" e l'abitudine di non riferire nemmeno una frase del poeta, la presenza di Leopardi finisce per ammantare di prestigio l'operetta.